Le onde del cuore

 

di: Valentina Taddeo

 

 

Quanto è possibile razionalizzare un'emozione o un sentimento?
Possiamo davvero dialogare con ciò che sembra irrazionale?

 

Ci soffermiamo ad analizzare ciò che proviamo solo quando decidiamo di dargli un nome, scegliendo di rallentare e non lasciarci travolgere dall'intensità del momento.

Spesso desideriamo qualcosa con tutta la nostra forza, e una volta ottenuta, nell'euforia del momento, la eleviamo a trofeo tanto ambito. Quel trofeo ci dona soddisfazione, orgoglio e un senso di appagamento. In preda a questa ondata emotiva, cavalchiamo la crescente intensità, come surfisti su un'onda sempre più alta.

 

Pensiamo, ad esempio, alla ricerca di un lavoro. Quando arriva quella tanto attesa mail di risposta, la gioia ci travolge. Mettiamo da parte la domanda "è davvero ciò che voglio?" e ci lasciamo trasportare dall'entusiasmo per la convocazione. Ci immaginiamo già in quel ruolo, in quel futuro. Poi, con il passare del tempo, iniziamo a razionalizzare. Ci confrontiamo con la vera opportunità davanti a noi e ci chiediamo: "Ma mi piace davvero?".

Questo accade spesso alle persone emotive, che vivono le tempeste emotive come un modo per scardinare il torpore interiore. Ogni evento, emozione, parola o gesto per loro diventa un'esplosione di vita. Solo più tardi, molto dopo che l'evento è accaduto, arriva la consapevolezza di ciò che hanno provato.
Quando la tempesta si placa, e quel turbinio di emozioni si dissolve, rimangono a osservare ciò che resta: l'odore, le sensazioni, i riverberi di quel momento.

 

Lo stesso succede nelle relazioni.

Conosci qualcuno, ti infatui subito, e l'attrazione ti trasporta direttamente sulla cresta dell'onda. Cominci dall'altezza massima, cercando di mantenerti in equilibrio su quella fragile tavola da surf. Ti lasci inebriare dall'euforia, ma poi arrivano onde difficili, quelle che ti fanno perdere l'equilibrio. Cadendo, ti rialzi per continuare, fino all'inevitabile onda più alta che ti ribalta e ti riporta alla riva. Lì rimani, distante dalla tua tavola, in un angolo di riflessione.

Ed è proprio in quel momento, quando le onde si fermano, che ti trovi a riflettere. Ti chiedi se vuoi davvero tornare a fare surf. Riflettere su questa domanda ti porta a un bivio: continuare a inseguire quell'euforia o scoprire un modo diverso, più autentico, di vivere e provare piacere. Forse un modo meno dipendente dall'adrenalina di onde impetuose, ma non per questo meno appagante.

 

Questa metafora rappresenta ciò che molti di noi vivono quotidianamente, sia nella vita che nei rapporti interpersonali.
Arriva un momento in cui realizzi che per stare bene non è necessario correre su e giù, inseguire, cadere e rialzarsi continuamente.

Bisogna trovare un equilibrio tra piacere e dolore, evitando di lasciarci intrappolare dagli eccessi, che offuscano la capacità di costruire e riconoscere un percorso sano sin dall'inizio.

Quei famosi "sali e scendi emotivi" spesso influenzano il modo in cui guidiamo i nostri sentimenti. Se siamo felici "tutto va su", se siamo tristi "è tutto giù". Ma è cruciale imparare a riconoscere ciò che proviamo rispetto agli eventi che accadono intorno a noi. Questo è il primo passo verso la ridefinizione del nostro equilibrio emotivo.

 

Non bisogna avere fretta nel definire un sentimento o ciò che ci fa stare bene.
Non tutto ciò che ci esalta è un "bene" immediato: potrebbe diventarlo, però, se gli concediamo il tempo di crescere.

Non tutte le connessioni che instauriamo sono pronte per concretizzarsi, ma potrebbero esserlo, se impariamo a coltivarle con pazienza e cura.

 

Non tutte le forme di innamoramento, spesso confuse con l'infatuazione, sono pronte a evolversi in amore. A volte, abbiamo paura di definire come semplice affetto ciò che proviamo, perché mentre siamo sulla cresta dell'onda, associamo l'intensità dell'emozione a un sentimento profondo come l'amore. Ma l'amore, quello vero, richiede tempo.

 

Non esiste un tempo giusto o prestabilito per arrivare all'amore.
L'amore lo senti dentro quando smetti di cercare disperatamente di cavalcare quell'onda, come se fosse l'unico modo per restare in quel mare di emozioni. L'amore emerge quando riesci a ridare ordine e verità all'intensità di ciò che provi.

Quando lo vivi con calma, senza la fretta di colmare vuoti interiori con promesse come "amami per sempre".

 

Amare non significa innamorarsi di ogni sfaccettatura del carattere di una persona.
C'è chi si innamora perché l'altro lo fa sentire vivo, con emozioni irrazionali e passionali che sfuggono a ogni spiegazione razionale.


Ma l'amore vero non si limita a una calamita fisica: è l'opportunità di scoprire la versione migliore di se stessi attraverso l'altro.

 

Ci sono incontri che ti travolgono come una tempesta, portandoti su e giù tra le onde delle emozioni. Ma è solo dopo, quando la tempesta si placa e ti ritrovi seduto in riva al mare, che puoi osservare con chiarezza cosa è cambiato dentro di te e cosa di nuovo è nato.

 

Impara prima a praticare l'affetto autentico. Anche un semplice "ti voglio bene" è un'arte rara e preziosa.

Lasciarsi il tempo e lo spazio per praticarlo è già di per sé una grande conquista.


Alla fine, l'amore sarà quel solco tracciato insieme sulla sabbia, il frutto di aver affrontato la tempesta e di essere rinati, cambiati, liberi dalla paura di sfidare ancora il mare.

 

 

 

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