Non basta vivere. Rinasci ogni giorno, come una fenice.

 

di: Valentina Taddeo

 

Quanto è difficile scrivere quando ti senti come un groviglio di fili disconnessi, attaccati nel modo sbagliato.

 

Un periodo che sembra infinito: frenetico, rivoluzionario, ma al tempo stesso statico.

 

È ciò che accade dopo le scosse di un grande terremoto. Quelle di assestamento invece arrivano silenziose, lente, quasi impercettibili, tanto che finiamo per abituarcene. Sembrano meno spaventose, ma ci ricordano che il terreno sotto ai nostri piedi non è più lo stesso.

E proprio l’assestamento diventa il momento chiave: un processo lungo, in cui inizi a distinguere ciò che è rimasto intatto da ciò che è stato distrutto. Un inventario di ciò che resta dopo la tempesta.

Mobili rotti. Oggetti che non riconosci più. Pareti sbiadite. Specchi incrinati che deformano la tua immagine, riflettendo chi sei attraverso grandi crepe.

Il calendario continua a scorrere: giorni, settimane, mesi. Eppure, tu vivi in un tempo sospeso, seguendo un ritmo tutto tuo, scandito solo dal tuo corpo. È la tua bussola personale a indicarti i passi e i cambi necessari.

 

C’è chi attraversa momenti così e sceglie il silenzio, e chi invece parla apertamente, perché rendere normale il cambiamento è come accettare il ciclo delle stagioni. È naturale: le stagioni cambiano per motivi che solo l’Universo ci insegna.

Se non fosse arrivato quel terremoto, probabilmente avrei continuato a vivere senza "osare". Sempre in corsa, senza mai fermarmi per chiedermi davvero dove stessi andando. Come tanti, avrei continuato a marciare senza sosta, intrappolata in una routine che scorre frenetica, accecandomi su ciò che mi fa stare davvero bene.

 

Siamo bravi a convincerci che va tutto bene. Ci raccontiamo che è solo un momento passeggero. Ignoriamo i segnali di insoddisfazione, perché ci siamo costruiti intorno una realtà, affettiva o lavorativa, che ci tiene bloccati. Fino a quando, per "sfortuna" – o come oggi preferisco dire, per "fortuna" – arriva quella scossa che decide per noi.

 

Blackout. Paura. Smarrimento.

 

Istintivamente combattiamo per riconquistare ciò che avevamo. È più facile restare nella "comfort zone", anche se scomoda, che premere il tasto "delete" e distruggere tutto volontariamente. Ci vuole tanto, tantissimo coraggio per provocare un terremoto artificiale dentro di sé.

 

Per anni mi sono chiesta "come sarebbe stato". Lasciare quella città. Provare un altro lavoro. Scegliere una persona completamente diversa rispetto a quella che credevo di amare. Ma la mia comfort zone era diventata la mia prigione. Ero abituata ad accontentarmi. Di tutto: dei luoghi, delle persone, delle esperienze.

E in quella routine, il tempo scorreva senza che io capissi più chi fossi. Ho ignorato i segnali che il mio corpo cercava di mandarmi. Ho smesso di chiedermi cosa mi rendesse felice. Ho perso la connessione con la vera me.

 

Devo tanto a quel terremoto.

 

Quando ho smesso di combatterlo, ho iniziato a vedere con chiarezza l’essenziale che oggi abbraccia la mia vita. Quello che prima mi sembrava un "passo indietro" si è rivelato un "salto in avanti". Tornare alla base, al punto di partenza, è fondamentale quando hai i fili sconnessi e non sai più di cosa hai bisogno, né chi desideri accanto a te.

 

Se tutti ci fermassimo a riflettere su quanto poco conosciamo noi stessi, e avessimo il coraggio di intraprendere un viaggio di consapevolezza, non saremmo più costretti a difenderci da persone o situazioni tossiche.

 

Ora comprendo davvero il significato della frase "attrai ciò che sei". Quando impari ad amarti profondamente, inizi ad attrarre solo chi è capace di fare lo stesso con se stesso. Non ti ritrovi più invischiata in storie complicate o in relazioni difficili, perché riesci a guardare oltre.

 

Questo è ciò che auguro a chiunque stia attraversando un periodo difficile.

Ascoltate i segnali di disagio che il vostro corpo vi manda. Non abbiate paura di fermarvi.

Abbiate il coraggio di radere tutto al suolo e ricominciare.

 

Vi lascio con una citazione che amo profondamente:

"Sembra che gli uomini provino più sensi di colpa per i terremoti, che per le guerre che essi stessi fomentano."

(E. Canetti)

 

 

Lotta. Cambia. Sogna. Vivi!

 

 

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